I fenomeni migratori, uno sguardo dentro di noi: Bauman e l’incertezza costante

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Ieri ho seguito un seminario molto interessante sul tema delle migrazioni e del contributo della psicoanalisi relazionale in una società multiculturale.

A conclusione, ci è stato proposto questo video in cui  Zygmunt Bauman, famoso sociologo, filosofo e accademico polacco di origini ebraiche, deceduto l’anno scorso, viene intervistato circa il tema dei fenomeni migratori.

Il video è del 2010 e mi sembra che mostri un’ evidente ed acuta capacità di lettura (con un certo anticipo) di alcuni movimenti socio-politici in atto negli ultimi anni.

Per me è stato uno spunto davvero utile per cercare di comprendere cosa stia succedendo in questo momento, credo sia per tutti noi doveroso cercare di essere consapevoli dei fenomeni politici in corso e mantenere un dialogo che ci stimoli a percepirci parte di quanto accade. Non è semplice ma penso che ognuno di noi possa fare la sua parte per non “anestetizzarci”.

Noi psicoterapeuti siamo meno “chiusi nei nostri studi” di quanto pensiamo (e dobbiamo esserlo sempre di meno), dato che abbiamo a che fare ogni giorno con la profonda individualità di tante persone che poi vanno a costituire il tessuto sociale.

Credo che Bauman colga un nodo molto importante del mondo attuale: nella dialettica tra bisogno di certezza e insicurezza, quando quest’ultima aumenta dobbiamo fare i conti con un’aumentata esigenza di proteggerci e di definirci.

Abbiamo, inoltre, bisogno di sentire di poter intervenire, di poter far qualcosa, di non essere passivi di fronte all’ignoto che l’epoca attuale ci propone.

Bauman mi sembra che metta l’accento sulla “velocità” con cui avvengono i cambiamenti (basti pensare a come sia diventato sempre più normale cambiare lavoro, partner, stato di residenza) e a come le informazioni ci arrivino in maniera rapida e incisiva: tutto ciò lascia poco spazio ai tempi di elaborazione cognitiva ed emotiva delle esperienze che viviamo aumentando la tendenza a vivere “in superficie” e nella modalità “azione poco pensata e digerita”. Questo è quello che sempre più psicologi, sociologi e intellettuali di varie aree di studio stanno osservando nell’attuale modernità.

Non so dove porteranno questi cambiamenti in atto, la preoccupazione maggiore verte sul fatto che viene richiesto un adattamento da parte degli individui a standard che prevedono come priorità dei bisogni dell’essere umano che per molti non sono da considerarsi come primari: sacrificare la relazionalità e la connessioni umane a favore di una idea di progresso poco vicina alla socialità non risulta essere una scelta molto proficua per la sopravvivenza dell’essere umano, il quale senza relazioni muore. 

Un po’ come un percorso di psicoterapia, il cambiamento della società in corso ci richiede di cambiare rimanendo noi stessi trovando nuovi punti di riferimento e nuovi modi di essere e di sentirci “noi”.

La paura di “perdere” noi stessi ci riguarda tutti, mantenere la nostra identità è benefico (guai a perderla), altrettanto importante non dimenticarci di quanto abbiamo bisogno di stare in relazione gli uni con gli altri (e sia inevitabile).

Cerchiamo allora di riconoscere onestamente i nostri bisogni di certezza ed i problemi pressanti che ci propone il nostro stile di vita e l’economia; occupiamocene, accettando che dobbiamo fare i conti con il fatto che la realtà ce ne propone parecchia. Occupiamoci molto anche di come stare insieme (in generale), di sicuro ci farà bene.

Valentina Desiderio

 

 

 

Photo by Slava Bowman on Unsplash

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